Barbapapà è una serie a fumetti creata da Annette Tison e Talus Taylor, pubblicata in Francia nel 1970.
Barbapapà è il nome del protagonista della serie, e il nome del protagonista deriva dall'espressione francese "Barbe à papa", che significa "zucchero filato".
Dal fumetto è stata successivamente ricavata una serie televisiva giapponese d'animazione, realizzata nel 1974 e uscita in Italia nel 1976.
Il fumetto di Barbapapà, considerato una delle prime opere portatrici di un messaggio ecologista, nacque dalla fantasia di due autori, l'architetto e designer francese Annette Tison e il professore di matematica e biologia americano Talus Taylor, marito e moglie, che all'epoca risiedevano a Parigi.
La loro creazione - avvenuta piuttosto casualmente in un bistrò parigino - viene fatta risalire al 1969, ovvero sull'onda del maggio francese che scosse le coscienze giovanili di un'intera generazione.
In Italia la serie fu trasmessa a partire dal 13 gennaio 1976 da Rai 2, diventando a tutti gli effetti il primo anime giapponese a sbarcare in tale paese.
mercoledì 16 novembre 2011
domenica 6 novembre 2011
Ricordi da....Giocare
Big Jim è stato un popolarissimo giocattolo, prodotto dal 1972 al 1986 da Mattel per il mercato nordamericano ed europeo.
Era un bambolotto di dimensioni simili a quelle della Barbie o di G.I. Joe della Hasbro.
Fu sviluppato dopo G.I. Joe, nascendo in parte come imitazione di questa celebre serie; in diversi paesi del mondo, tuttavia, ebbe un successo ancora maggiore.
La caratteristica più peculiare di Big Jim era la presenza di un tasto nella schiena, la cui pressione muoveva il braccio destro in un colpo di karate.
Il giocattolo aveva le braccia di un materiale plastico morbido e aveva gli arti snodati; quando si piegava il gomito, il bicipite si gonfiava.
Big Jim giunse in Italia nel 1973.
Seguendo il modello già sperimentato con Barbie, la Mattel dotò nel tempo Big Jim ed i suoi compagni di numerosi veicoli ed altri accessori, inclusi elicotteri, diversi modelli di camper (tra cui vari super tecnologici alla 007 o UFO), diverse automobili fra cui jeep, spyder e dune buggy, un catamarano ed altri tipi di imbarcazioni, una motocicletta, un cavallo e un carro tendato (per le varianti western), una slitta trainata da cani, una navicella spaziale, e via dicendo.
Furono anche realizzati in scala diversi animali con cui Big Jim aveva a che fare nelle sue avventure nella giungla; tra l'altro un rinoceronte, una tigre e un gorilla gigante.
venerdì 4 novembre 2011
Ricordi da....Campioni
Nato in Svezia nella città di Sodertalje il 6 giugno 1956, Bjorn Rune Borg è stato il più grande campione del periodo romanrico del tennis: quel periodo in cui le racchette erano pesanti e fatte di legno.
Nella sua carriera ha vinto cinque volte il trofeo di Wimbledon (dal 1976 al 1980), sei volte il Roland Garros (1974-75, 1978-81) e i Masters GP nel biennio 1979-80.
Dall'anno in cui vinse il torneo dell'Avvenire sino al suo ritiro, lo svedese e' stato protagonista della scena tennistica mondiale.
Cerco' di fare del tennis la cosa piu' semplice possibile, si trattava solo di rimandare la palla una volta in piu' dell'avversario, come lui stesso ebbe modo di dichiarare.
Dall'anno in cui vinse il torneo dell'Avvenire sino al suo ritiro, lo svedese e' stato protagonista della scena tennistica mondiale.
Cerco' di fare del tennis la cosa piu' semplice possibile, si trattava solo di rimandare la palla una volta in piu' dell'avversario, come lui stesso ebbe modo di dichiarare.
Il suo caratteristico rovescio a due mani, che allora costituiva una novita', per molti era un difetto tecnico.
In realtà i risultati smentirono tutti i critici.
Borg dimostrò che si poteva essere forti senza saper giocare bene a tennis: era il numero uno ma almeno un centinaio di giocatori al mondo colpivano al volo meglio di lui, servivano meglio di lui e avevano un braccio più "virtuoso" del suo.
Ma nessuno aveva la sua velocità di spostamento, la sua capacità di concentrazione e la sua stessa resistenza negli incontri-maratona.
Bjorn Borg e' entrato nella storia del tennis per le sue cinque vittorie consecutive a Wimbledon, un'impresa che da molti viene considerata della stessa importanza di un Grande Slam.
Ma nessuno aveva la sua velocità di spostamento, la sua capacità di concentrazione e la sua stessa resistenza negli incontri-maratona.
Bjorn Borg e' entrato nella storia del tennis per le sue cinque vittorie consecutive a Wimbledon, un'impresa che da molti viene considerata della stessa importanza di un Grande Slam.
Lo svedese è stato sicuramente un grande giocatore anche sulla terra battuta: vincere sei volte il Roland Garros, di cui quattro consecutive, sarebbe impresa ardua per qualsiasi campione. Borg non aveva pause mentali; non si scommetteva mai sulla durata della prestazione in campo, perché Borg poteva rimanerci due ore più di qualsiasi altro.
Uno dei peggiori momenti della carriera di Bjorn Borg è stato quando ha perso nel 1981 contro John McEnroe la finale degli US Open, un torneo che non riusci' mai ad aggiudicarsi nonostante le quattro finali giocate.
Lo svedese faceva tirare le corde della sua racchetta fino a 40 kg, che per i telai tradizionali di allora era una tensione fuori da ogni standard.
Uno dei peggiori momenti della carriera di Bjorn Borg è stato quando ha perso nel 1981 contro John McEnroe la finale degli US Open, un torneo che non riusci' mai ad aggiudicarsi nonostante le quattro finali giocate.
Lo svedese faceva tirare le corde della sua racchetta fino a 40 kg, che per i telai tradizionali di allora era una tensione fuori da ogni standard.
L'impatto della palla con le corde aveva un suono inconfondibile, molto acuto.
Borg si ritiro' nel 1983 a soli ventisei anni perche' nauseato dai massacranti allenamenti quotidani.
Borg si ritiro' nel 1983 a soli ventisei anni perche' nauseato dai massacranti allenamenti quotidani.
Nel 1989 sposò Loredana Bertè ; il matrimonio non sarebbe durato a lungo. Introverso e freddo come le terre scandinave in cui e' nato, Borg divenne il simbolo dell'epoca d'oro della sponsorizzazione: fu un personaggio altamente carismatico che contribui' piu' di ogni altro alla diffusione del tennis come sport di massa.
Nel 1991, dopo molti anni di completa inattività, lo svedese tentò il rientro nel circuito tennistico mondiale al torneo di Montecarlo.
Scese in campo sul centre-court del principato contro Jordi Arrese, armato della sua vecchia Donnay di legno, ora priva di serigrafie e di ogni dicitura sul telaio.
E non sembrò diverso da quelli di un tempo, quel passante incrociato tirato dopo una manciata di secondi, con il suo rovescio a due mani, che ha lasciato Arrese fermo, a guardare la pallina scavalcare la rete, imprendibile.
E non sembrò diverso da quelli di un tempo, quel passante incrociato tirato dopo una manciata di secondi, con il suo rovescio a due mani, che ha lasciato Arrese fermo, a guardare la pallina scavalcare la rete, imprendibile.
In quel momento è sembrato che tutto potesse essere davvero rimasto come dieci anni prima.
Ma alla fine fu una partita deludente.
Si trattò solo di un romantico lampo, strappato al passato.
venerdì 26 agosto 2011
Ricordi da....Cartoni
L'Orso Yoghi era un popolarissimo personaggio dei cartoni animati creato da Hanna-Barbera.
Hanna e Barbera per l'ideazione del personaggio di Yoghi, si ispirarono all'orso bruno che popola indisturbato nel bellissimo parco di Jellystone negli Stati Uniti, visitato ogni giorno da tantissimi turisti.
Yoghi è infatti un simpaticissimo orso bruno con un'intelligenza e un ingegno fuori dal comune.
Yoghi debuttò nel 1958 come personaggio secondario del Braccobaldo Show.
Ebbe subito un grande successo, in seguito al quale divenne un personaggio centrale dell'universo di Hanna & Barbera, tanto che nel gennaio del 1961 ebbe uno show tutto suo, intitolato L'Orso Yoghi.
Protagonista di innumerevoli cartoni animati dagli anni sessanta ai novanta, è stato anche il soggetto del film L'Orso Yoghi uscito in Italia il 14 gennaio 2011.
Yoghi vive nel parco immaginario di Jellystone (storpiatura del famoso Yellowstone) e lo accompagna il suo timido amico Bubu (Boo-boo in inglese), orso di color nocciola chiaro che indossa sempre un farfallino blu: rappresenta un po' la voce della coscienza di Yoghi e lo avverte delle possibili conseguenze delle sue azioni.
Gli si oppone il Ranger Smith.
Puntualmente dopo il risveglio dal suo letargo invernale, insieme al suo inseparabile amico Bubu, vanno alla caccia dei cestini della merenda dei turisti del parco di Jellystone, combinando una barca di guai e suscitando le ire del custode della zona, il ranger Smith.
Yoghi è un orso gioviale e sempre di buon umore, caratterizzato da un berretto verde e da una cravatta rossa, fa di tutto per trasgredire le severe regole del parco.
Yoghi è il leader, svampito e involontariamente spericolato; Bubu tenta di arginarlo con il suo senso pratico.
I cartoni animati di Yoghi hanno avuto successo anche grazie alla voce dei suoi doppiatori che ne caratterizzano la sua flemma e la sua tipica esclamazione ricorrente "Ha HaHaHa", quando gli viene in mente qualche idea geniale o qualche intuizione.
Come tutti i personaggi dei cartoni animati e dei fumetti che si rispettino, anche Yoghi ha una eterna innamorata, questa risponde al nome di Cindy, una orsetta dolce e romantica, innamoratissima di Yoghi.
Ma si sà che legare sentimentalmente uno spirito libero come Yoghi, preso dall
sue mille avventure è un'impresa molto ardua.
Hanna e Barbera per l'ideazione del personaggio di Yoghi, si ispirarono all'orso bruno che popola indisturbato nel bellissimo parco di Jellystone negli Stati Uniti, visitato ogni giorno da tantissimi turisti.
Yoghi è infatti un simpaticissimo orso bruno con un'intelligenza e un ingegno fuori dal comune.
Yoghi debuttò nel 1958 come personaggio secondario del Braccobaldo Show.
Ebbe subito un grande successo, in seguito al quale divenne un personaggio centrale dell'universo di Hanna & Barbera, tanto che nel gennaio del 1961 ebbe uno show tutto suo, intitolato L'Orso Yoghi.
Protagonista di innumerevoli cartoni animati dagli anni sessanta ai novanta, è stato anche il soggetto del film L'Orso Yoghi uscito in Italia il 14 gennaio 2011.
Yoghi vive nel parco immaginario di Jellystone (storpiatura del famoso Yellowstone) e lo accompagna il suo timido amico Bubu (Boo-boo in inglese), orso di color nocciola chiaro che indossa sempre un farfallino blu: rappresenta un po' la voce della coscienza di Yoghi e lo avverte delle possibili conseguenze delle sue azioni.
Gli si oppone il Ranger Smith.
Puntualmente dopo il risveglio dal suo letargo invernale, insieme al suo inseparabile amico Bubu, vanno alla caccia dei cestini della merenda dei turisti del parco di Jellystone, combinando una barca di guai e suscitando le ire del custode della zona, il ranger Smith.
Yoghi è un orso gioviale e sempre di buon umore, caratterizzato da un berretto verde e da una cravatta rossa, fa di tutto per trasgredire le severe regole del parco.
Yoghi è il leader, svampito e involontariamente spericolato; Bubu tenta di arginarlo con il suo senso pratico.
I cartoni animati di Yoghi hanno avuto successo anche grazie alla voce dei suoi doppiatori che ne caratterizzano la sua flemma e la sua tipica esclamazione ricorrente "Ha HaHaHa", quando gli viene in mente qualche idea geniale o qualche intuizione.
Come tutti i personaggi dei cartoni animati e dei fumetti che si rispettino, anche Yoghi ha una eterna innamorata, questa risponde al nome di Cindy, una orsetta dolce e romantica, innamoratissima di Yoghi.
Ma si sà che legare sentimentalmente uno spirito libero come Yoghi, preso dall
sue mille avventure è un'impresa molto ardua.
lunedì 22 agosto 2011
Ricordi da....Carosello
Solo Brooklyn è "la gomma del ponte".
Brooklyn la gomma del ponte è una marca di gomma da masticare (in lingua inglese: chewing-gum) prodotta dalla Perfetti dal 1969, tipica per la forma a lastrina delle gomme.
New York vista attraverso gli occhi di Carla Gravina. Inizia così la pubblicità della gomma da masticare Brooklyn.
La voce dello spot ricorda: "Ogni giorno Brooklyn è il ponte tra voi e la tranquillità.
E se non ricordate il nome dite "La gomma del ponte".
Nel 1946 i fratelli Perfetti portarono l’attività di famiglia ad una dimensione industriale fondando il Dolcificio Lombardo, un’azienda con 50 dipendenti che dopo pochi anni mutò nome in Perfetti SpA.
martedì 19 luglio 2011
Ricordi da....Paura
Profondo Rosso è un film del 1975 diretto da Dario Argento.
Profondo Rosso appresenta, secondo molti critici cinematografici e molti appassionati, il miglior film di Argento.
Fin dalla sua uscita nelle sale, la pellicola ebbe un ottimo successo di pubblico e, col passare degli anni, divenne un film di culto, grazie anche ai terrificanti effetti speciali, cui mise mano anche Carlo Rambaldi, e alla musica, composta dal pianista jazz Giorgio Gaslini con l'ausilio del gruppo rock progressive dei Goblin.
Una scena di tanti anni prima, in una antica casa viene commesso un delitto, sotto gli occhi terrorizzati di un bambino.
Anni dopo, un congresso di parapsicologia Helga Ulman è una sensitiva che afferma di poter sentire i pensieri degli altri.
Ma, proprio mentre sta parlando, incomincia ad urlare disperata: ha percepito pensieri maligni da una delle persone presenti in sala.
La notte stessa Helga viene uccisa; Marc (David Hemmings), pianista inglese che vive a Roma e abita nel suo stesso palazzo, assiste all'assassinio mentre, sotto casa, sta chiacchierando con l'amico Carlo (Gabriele Lavia).
Prova a soccorrere Helga, ma non c'è più nulla da fare mentre l'assassino si allontana nel suo impermeabile nero.
Marc, con l'aiuto di Gianna Brezzi (Daria Nicolodi), giovane giornalista dall'aria aggressiva e determinata, tenta di venire a capo di questa storia, ma l'assassino continua la sua "opera", in una serie di delitti che in apparenza non hanno alcun legame tra di loro ma in realtà fanno parte di un "piano" che, nella sua lucida follia, ha elaborato per eliminare le tracce di un delitto da lui stesso commesso molti anni prima.
La chiave di tutto è in un'inquietante villa abbandonata, dove Marc si recherà in cerca di qualcosa che lo aiuti a comprendere il senso di questa storia, che troverà in una stanza murata tanti anni prima, ma la verità non è quella che sembra.
Marc vede finalmente il killer.
Il suo volto è quello di Marta, la pazza madre di Carlo, che - quando quest'ultimo era ancora piccolo - aveva assassinato sotto i suoi occhi il padre, che voleva ricoverarla in clinica perché malata di mente.
Marta cerca di colpire Marc con una mannaia, finendo però incastrata nelle inferriate dell'ascensore, per colpa di un ciondolo di metallo con grossi elementi.
Il pianista preme allora il tasto per far scendere l'ascensore, e la donna rimane decapitata dalla sua stessa collana.
I titoli di coda, accompagnati dall'angosciante tema musicale, scorrono su una macchia rosso sangue, in cui si vede riflesso il volto del protagonista.
David Hemmings: Marcus Daly
Gabriele Lavia: Carlo
Macha Méril: Helga Ulmann
Daria Nicolodi: Gianna Brezzi
Eros Pagni: comm. Calcabrini
Giuliana Calandra: Amanda Righetti
Piero Mazzinghi: Bardi
Glauco Mauri: prof. Giordani
Clara Calamai: Marta (madre di Carlo)
Profondo Rosso appresenta, secondo molti critici cinematografici e molti appassionati, il miglior film di Argento.
Fin dalla sua uscita nelle sale, la pellicola ebbe un ottimo successo di pubblico e, col passare degli anni, divenne un film di culto, grazie anche ai terrificanti effetti speciali, cui mise mano anche Carlo Rambaldi, e alla musica, composta dal pianista jazz Giorgio Gaslini con l'ausilio del gruppo rock progressive dei Goblin.
Una scena di tanti anni prima, in una antica casa viene commesso un delitto, sotto gli occhi terrorizzati di un bambino.
Anni dopo, un congresso di parapsicologia Helga Ulman è una sensitiva che afferma di poter sentire i pensieri degli altri.
Ma, proprio mentre sta parlando, incomincia ad urlare disperata: ha percepito pensieri maligni da una delle persone presenti in sala.
La notte stessa Helga viene uccisa; Marc (David Hemmings), pianista inglese che vive a Roma e abita nel suo stesso palazzo, assiste all'assassinio mentre, sotto casa, sta chiacchierando con l'amico Carlo (Gabriele Lavia).
Prova a soccorrere Helga, ma non c'è più nulla da fare mentre l'assassino si allontana nel suo impermeabile nero.
Marc, con l'aiuto di Gianna Brezzi (Daria Nicolodi), giovane giornalista dall'aria aggressiva e determinata, tenta di venire a capo di questa storia, ma l'assassino continua la sua "opera", in una serie di delitti che in apparenza non hanno alcun legame tra di loro ma in realtà fanno parte di un "piano" che, nella sua lucida follia, ha elaborato per eliminare le tracce di un delitto da lui stesso commesso molti anni prima.
La chiave di tutto è in un'inquietante villa abbandonata, dove Marc si recherà in cerca di qualcosa che lo aiuti a comprendere il senso di questa storia, che troverà in una stanza murata tanti anni prima, ma la verità non è quella che sembra.
Marc vede finalmente il killer.
Il suo volto è quello di Marta, la pazza madre di Carlo, che - quando quest'ultimo era ancora piccolo - aveva assassinato sotto i suoi occhi il padre, che voleva ricoverarla in clinica perché malata di mente.
Marta cerca di colpire Marc con una mannaia, finendo però incastrata nelle inferriate dell'ascensore, per colpa di un ciondolo di metallo con grossi elementi.
Il pianista preme allora il tasto per far scendere l'ascensore, e la donna rimane decapitata dalla sua stessa collana.
I titoli di coda, accompagnati dall'angosciante tema musicale, scorrono su una macchia rosso sangue, in cui si vede riflesso il volto del protagonista.
David Hemmings: Marcus Daly
Gabriele Lavia: Carlo
Macha Méril: Helga Ulmann
Daria Nicolodi: Gianna Brezzi
Eros Pagni: comm. Calcabrini
Giuliana Calandra: Amanda Righetti
Piero Mazzinghi: Bardi
Glauco Mauri: prof. Giordani
Clara Calamai: Marta (madre di Carlo)
venerdì 8 luglio 2011
Ricordi da....Leggere
L'Intrepido è stata una rivista settimanale per ragazzi uscita ininterrottamente dal 1935 sino al 1998.
Nei primi anni di edizione, il giornale ospitava per lo più fumetti avventurosi italiani e stranieri, tra cui Dick l'Intrepido, che diede il titolo alla rivista.
Dagli anni cinquanta appaiono i primi fotoromanzi e le prime rubriche e pagine didattiche.
Dal 1963 prendono sempre più spazio le pagine dedicate allo sport, in particolare al calcio.
Celebri anche le pubblicità ospitate, dove fanno la comparsa i mitici occhiali a raggi x per vedere attraverso i vestiti.
Dagli anni settanta, l'Intrepido comincia sempre più a rivolgersi ad un pubblico giovane, in età adolescenziale o superiore, lasciando la fascia di età preadolescenziale al "cugino", Il Monello.
Nascono personaggi destinati ad avere un breve ma intenso successo, come Billy Bis, Lone Wolf e Ghibli.
Nel 1982 la testata cambia diventando Intrepido Sport e accentuando sempre più la commistione tra sport (soprattutto calcio) e fumetti, affidando il coordinamento della redazione sportiva all'ex direttore della Gazzetta dello Sport, Gualtiero Zanetti.
Arriva a vendere in media 700 mila copie.
Nel 1987 un cambio di formato lo trasforma in rivista a tutti gli effetti con sempre meno fumetti e sempre più sport.
Dal 1992 la svolta: gli ormai pochi fumetti hanno un taglio meno spensierato, i contenuti della rivista vengono giudicati "forti", tanto da far subire ad alcuni autori un processo per oltraggio alla morale
Nel 1994 diventa un mensile, poi un bimestrale, e sono gli ultimi tentativi di sopravvivenza fino alla definitiva chiusura nel 1998.
Nei primi anni di edizione, il giornale ospitava per lo più fumetti avventurosi italiani e stranieri, tra cui Dick l'Intrepido, che diede il titolo alla rivista.
Dagli anni cinquanta appaiono i primi fotoromanzi e le prime rubriche e pagine didattiche.
Dal 1963 prendono sempre più spazio le pagine dedicate allo sport, in particolare al calcio.
Celebri anche le pubblicità ospitate, dove fanno la comparsa i mitici occhiali a raggi x per vedere attraverso i vestiti.
Dagli anni settanta, l'Intrepido comincia sempre più a rivolgersi ad un pubblico giovane, in età adolescenziale o superiore, lasciando la fascia di età preadolescenziale al "cugino", Il Monello.
Nascono personaggi destinati ad avere un breve ma intenso successo, come Billy Bis, Lone Wolf e Ghibli.
Nel 1982 la testata cambia diventando Intrepido Sport e accentuando sempre più la commistione tra sport (soprattutto calcio) e fumetti, affidando il coordinamento della redazione sportiva all'ex direttore della Gazzetta dello Sport, Gualtiero Zanetti.
Arriva a vendere in media 700 mila copie.
Nel 1987 un cambio di formato lo trasforma in rivista a tutti gli effetti con sempre meno fumetti e sempre più sport.
Dal 1992 la svolta: gli ormai pochi fumetti hanno un taglio meno spensierato, i contenuti della rivista vengono giudicati "forti", tanto da far subire ad alcuni autori un processo per oltraggio alla morale
Nel 1994 diventa un mensile, poi un bimestrale, e sono gli ultimi tentativi di sopravvivenza fino alla definitiva chiusura nel 1998.
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